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trenta per cento | 285 |
ciare da suo marito! Con tutti, salvo che con te — urlò lui ripetendo tre o quattro volte questa frase, non potendosi più padroneggiare.
— Posso andar via, io — diss’ella, lentamente, pallidissima.
— Liberissima, — esclamò lui. Non so bene dove potrai andare, ma io non te lo domanderò neppure.
— Tutte le creature umane trovano ricovero, buono o cattivo, — mormorò ella, levando gli occhi al cielo.
— Fa quel che ti pare, — disse lui che oramai era stanco e voleva andarsene.
— Debbo partire? — chies’ella, ansiosamente, come se conservasse ancora un filo di speranza.
— Vattene pure, — disse lui duramente, cercando di riaccendere il suo sigaro.
— Carlo rammentalo. Sei tu che mi mandi via, sei tu che mi obblighi a partire. Rammentalo.
— Non farmi tragedie. Non siamo destinati a stare insieme. Vattene via.
— Addio, Carlo.
Gli voltò lo spalle, senza dare segno di emozione.
Erano sopra una poltrona il suo mantello ricamato di giaietto, il cappello, i guanti che vi aveva posati, rientrando da quell’affannosa ricerca di suo marito: ma ella non pensò neppure a prenderli. Se ne andò così, senza cappello, vestita di nero, con la testa abbassata sul petto come se la piegasse sotto il poso della fatalità.