Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/325

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o giovannino o la morte 311

durla a messa. La scala del palazzo numero due, ai SS. Apostoli, era assai sporca: poichè, non essendovi portiere, la pulizia era affidata agli inquilini, piano per piano. Giusto, donna Orsolina che abitava al primo piano, era ancora incinta, quell’anno, di cinque mesi, e i suoi altri quattro piccoli figli non le davano un minuto di pace, non davano pace alla serva Mariagrazia: quella domenica, specialmente, donna Orsolina non arrivava più ad abbottonarsi il vestito di lana nera, assai consumato, orribilmente corto innanzi, e rossa, e pallida, volta a volta, con le lagrime agli occhi, malediva il momento in cui invece di farsi monaca di casa, aveva preso un amore pazzo e stupido per Ciccio, l’impiegato postale.

Dirimpetto, la coppia Ranaudo posatamente si preparava alla messa: donna Peppina Ranaudo, a cinquant’anni, grossa, grassa, più larga che lunga, con un viso roseo infantile di donna pingue che non ha avuto figliuoli, con la testa che si andava pelando, si faceva mettere le larghe scarpe di prunella dalla serva Concetta: mentre don Alfonso Ranaudo, suo marito, commesso del lotto e gran cacciatore avanti a Dio, di ritorno da Pomigliano d’Arco, dove era andato alle tre del mattino in cerca di quaglie e donde era ritornato, sempre a piedi, alle dieci, si levava la giacca di fustagno, per mettersi il soprabito di castoro nero: e i due vecchi coniugi senza figli, felici, tranquilli, contenti