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340 | o giovannino o la morte |
misteriosi buoni auguri, stringendole le mani, abbracciandola, chiedendole quando si sarebbero mangiati questi confetti. Don Vincenzo e donna Elisa Manetta, un giorno, sotto l’arco del portone, mentre la matrigna era andata innanzi, la trattennero raccontandole come era andato il loro matrimonio, un matrimonio di vecchi, che essi narravano come un idillio, togliendosi la parola mutuamente, per dirsi degli antichi motti dolci. Finanche il cocchiere della principessa di Santobuono, un giorno, salutandola con la frusta, con una certa aria di galanteria cavalleresca, con un frasario pieno di complimenti, si offrì, lui e la sua carrozza, per accompagnare alla chiesa e al municipio lo sposalizio di Chiarina e di Giovannino; finanche il furbo sacrestano della parrocchia dei SS. Apostoli, una domenica, sulla soglia della chiesa, disse a Chiarina che aveva fatto fare un triduo, a sua insaputa, perchè ella fosse felice con la volontà della matrigna mettendosi in grazia di Dio; finanche la stiratrice del vicolo delle Gratelle, una mattina che vide comparire al balconcino Chiarina, dette un gran colpo di ferro, sopra un petto di camicia fumicante, gridando allegramente:
— Amore! Amore!
Chiarina sentiva intorno a sè quest’onda di tenerezza e chinava il capo commossa, ma non volendo parere. Aveva in sè una gran confusione di felicità, amareggiata sempre, però, da un invinci-