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72 all’erta, sentinella!

della galera e la vita all’aria aperta arrivava a castigare. I galeotti parlavano sottovoce, fra loro, ma animatamente e lo scricchiolìo delle catene si elevava nell’aria, sottile ma acuto, quello scricchiolìo ferreo che è il rumore caratteristico del bagno penale. A un tratto, fra i soldati e i galeotti un grandissimo silenzio si fece e il quadrato dei soldati, spinto dai galeotti impazienti che volevano avvicinarsi per veder meglio, per udir meglio, si restrinse un poco.

Era comparso il capitano Gigli, vestito in uniforme, il che gli dava un’aria più forte, più robusta, più severa. Sul petto portava tre medaglie: una al valor civile, l’altra al valor militare, la terza era la medaglia commemorativa della campagna 1859-60. Il capitano Gigli teneva in mano un telegramma e coll’altra conduceva il suo bimbo, il suo piccolo figlio, vestito di bianco, coi capelli ricciuti che gli uscivano dal berretto di lana bianca. Quando il bimbo aveva visto il padre in uniforme, gli si era attaccato alle ginocchia, strillando, perchè voleva andare a forza con lui, e il buon padre, in quell’ora di contentezza, di tenerezza, non gli aveva detto di no: la madre aveva dovuto vestirlo in fretta e in furia, col suo bel vestito bianco che dava un’aria festevole al volto gentile, col berretto bianco di cui il fanciulletto era tanto fiero. Il fanciulletto si era trionfalmente attaccato alla mano del padre, e ogni tanto lo guardava, con certi occhi lucenti di