Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/191

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terno secco 177


— E come stà, adesso? — soggiunse la signora pietosamente.

— Per stare bene, non sta bene. È gracile. È primo figlio. Bene non sta. Ma sta in buone mani. Pure, in mezzo agli strilli, essa ha avuto testa di darmi questi tre soldi di caffè, che ho portati qui e la chiave, obbediente alla consegna. Mi ha anche detto, che era tanto contenta, tanto contenta, poichè la sua signora ha cambiato stato, che anche sapendo di non essere più degna di servirla, per l’avvenire, pure le si raccomandava, che le volessero bene, massime che stanotte le facessero qualche preghiera, perchè si sentiva assai male. Che volete, signori miei, quando la donna sta in quello stato, le pare sempre di morire. Anche sapendo di non dover più tornare al servizio, poichè la signora, certo, tiene altri progetti, essa si raccomanda di esser voluta bene.

Caterina era lì lì per gridare, per dire che non avevano cambiato stato, che le volevano sempre bene a Tommasina; ma la madre la fece tacere con un gesto immediato.

— Sta bene, Francesco, ditele che non si commuova, noi le vogliamo sempre bene, qualunque sia lo stato. Voi quando la vedete?

— Stasera, non è vero? — disse Caterina.

— Il regolamento non lo permette; bisogna rispettare il regolamento. Domani. Speriamo.

— Speriamo, poveretta portatele queste cento lire che le manda la marchesa di Casamarte o questa