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nel medesimo tempo: sicuramente la fanciulla doveva essere innamorata.

— Allora ci penso io a farla stare allegra, — mormorò fra sè; — giusto nel terzo atto vi è una scena di amore.

Diede una spinta sino all’esiguo camerinetto dove Donna Carmela, l’amorosa, allo scarso lume d’una fumosa candela di sego, davanti ad uno specchietto di quaranta centesimi, si acconciava al collo un fazzoletto di seta rossa; aveva le guance grossolanamente cariche di bianco e di rosso.

— Mi raccomando, Donna Carmela, — le disse: — un pò’ di anima nella nostra scena.

— Vi pare! Con voi non c’è bisogno di raccomandazione, — ribattè lei, scoccandogli uno sguardo lusinghiero; tanto il ventesimo fidanzato non c’era! Ma Gaetano parve non ci badasse.

Infatti la scena di amore, che era anche la culminante, cioè l’ultima, fa recitata a meraviglia: Carmela vi mise dell’impegno, parve quasi che sapesse la parte; i suoi occhi ingranditi dal bistro brillavano, la voce rauca aveva quasi delle intonazioni d’intelligenza. Gaetano si superò; fu felice in ogni frase, fu spiritoso, fu ridicolo, fu barocco: la platea, anzi tutto il teatro andava in convulsioni pel ridere, egli stesso si sentiva in ammirazione davanti alla sua bravura — e quando, all’ultimo, un applauso fragoroso coronò l’opera, egli rivolse un’occhiata alla giovinetta del palco, sicuro di averle fatta impressione, sicuro di averla commossa al riso. No; il volto di lei non aveva cangiato espressione, solo l’occhio fiero avvolgeva Carmela e Gae-