beranza della forza che si espandeva, tutto questo
nuovo rivoluzionava il fisico ed il morale di Silvia. Il sistema
nervoso per tanto tempo atonizzati, divennero di una sensibilità
squisita: una parola dura, una piccola difficoltà, un nodo nel vestito
la facevano sussultare. Le sensazioni si erano perfezionate,
raffinate; i suoi gusti erano diventati molto difficili, era stata
presa da una grande passione pel caffè e pei profumi, e l’impeto della
sua vita si era raddoppiato. Piangeva volentieri, silenziosamente,
senza singhiozzi, senza alcuna dolorosa contrazione delle labbra;
talvolta per un nonnulla dava in iscoppi di riso convulso
inestinguibile; ora desiderava starsene sola per le settimane intiere,
contenta della solitudine; ora si chiamava tutti dattorno per essere
in compagnia. Una fiamma continua le imporporava le gote, una fiamma
che la consumava nel suo ardore; i polsi batteano frequenti, il corpo
si dimagrava, le mani si assottiglivano: un giorno l’anello del
matrimonio le scivolò dal dito anulare e non si potette più ritrovare.
Le serve ne mormorarono come di cattivo augurio, ma Silvia non lo
intese; essa anelava al termine prefisso, corrosa dalla febbre, sempre
più esaltata, coi nervi oscillanti e l’anima beata.
Nella camera dell’ammalata tutto taceva, nelle altre camere si
camminava in punta di piedi e visi contristati si scambiavano occhiate
più tristi ancora; il martello della porta era foderato di lana nella
strada, avevano sparso la paglia, alcune visite erano state licenziate
in fretta. Presso il letto della inferma ve-