Pagina:Serao - Fantasia, Torino, Casanova, 1892.djvu/177

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parte terza 169

momento di confusione, Andrea era di nuovo accorso presso le signore.

— Vi è piaciuto, eh? Che bella voce!

— Egli ha detto delle cose stupende, che questa folla stupida non ha intese — disse con disprezzo Lucia.

E agitò il suo ventaglio, poichè nel gruppo dei giornalisti si parlava di lei: forse l’avrebbero nominata nelle corrispondenze.

— Ti secchi, Caterina? — domandò Andrea.

— No: è come alla Camera dei deputati — rispose lei, quietamente rassegnata.

In quanto ad Alberto, egli sbadigliava, spalancando ferocemente la sua larga bocca, dalle labbra pallide.

— Hai fame, Alberto? — domandò Andrea, per animare la conversazione.

— Che fame! Così avessi fame.

Ma tutti si rimisero a sedere, poichè il deputato di Capua, ritto in piedi, avanzatosi sulla piattaforma, in modo che si vedesse tutta la persona, aspettava che si facesse silenzio per leggere. Il presidente del Consiglio s’era seduto di faccia a lui, come per udir meglio, con quella posa d’intensa e falsa attenzione che è una delle prime qualità dell’uomo politico. Il deputato, elegante nell’alta persona, guardava la folla coi suoi occhi chiari. Portava al collo la commenda dei Ss. Maurizio e Lazzaro e all’occhiello molte decorazioni straniere. Si vedeva l’ex militare dal torace sviluppato, dalla testa eretta, dalla faccia quasi indifferente, come se non udisse, non vedesse. Certo, era