Pagina:Serao - Fantasia, Torino, Casanova, 1892.djvu/208

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Egli la sentiva mancare, la sentiva svenire. Passava gente: fu preso dalla paura del ridicolo.

— Non temete, non dirò più nulla. Rimettetevi per carità, Lucia, se avete un po’ di affetto per me: rimettetevi. Andremo all’esposizione degli animali, volete venire? Vi è molta gente. Sarete in salvo. Volete?

— Conducetemi dove vi piace — disse lei, fiocamente, mentre il petto le ansava e le nari fremevano come se perdessero l’aria.

Lungo la via non dissero più nulla. Incontrarono persone che salutarono Andrea, profondamente, vedendolo con una signora. Due giovanotti si parlarono sottovoce.

— Mi prendono per vostra moglie.

— Non dite questo, ve ne prego.

— Siete poco coraggioso, signor Lieti, la verità fa paura.

— Mi avevate chiamato amico...

— Volete che me ne penta?

— Oh non mi tormentate. Voi siete forte in dialettica, voi pensate cose bizzarre, profonde, e talvolta cattive, a cui io non arrivo. Sono in mano vostra; nella conversazione, m’invescate, mi prendete, mi fate soffrire. Ricordatevi che sono un ignorante fanciullo, un bambino, tutto muscoli e senza immaginazione. Risparmiatemi.

Si passò le dita nel goletto come se soffocasse: dicendo questo, gli erano passate le lagrime nella voce e negli occhi.

— Perdonatemi, vi risparmierò — disse lei, umiliandosi dolcemente nel suo trionfo.