Pagina:Serao - Fantasia, Torino, Casanova, 1892.djvu/286

Da Wikisource.
278 fantasia

salute che ha ribrezzo del morbo. Allora venivano le ore tetre, in cui Lucia presa da una disperazione muta si stendeva sul divano, rigida come una morta, i piedi nascosti sotto la gonna, lo strascico pendente, la testa sui cuscini, le braccia arcuate e le mani congiunte sotto la nuca, gli occhi chiusi, la faccia pallidissima. Rispondeva poco e a monosillabi, duri, freddi. Non apriva gli occhi, passando le ore così. Alberto si affannava a interrogarla: ella taceva. Caterina, che conosceva questi malumori profondi dal collegio, gli faceva cenno di tacere, di lasciar passare. E tacevano tutti e la tetraggine si allargava su loro. Di botto, in punta di piedi, Andrea prendeva il cappello e se ne andava, senza guardare dalla parte del divano. Caterina si turbava a questa partenza, perchè sapeva che suo marito non poteva soffrire queste scene bizzarre. Lo raggiungeva per le scale, richiamandolo, parlandogli sottovoce.

— Abbi pazienza, Andrea — gli diceva.

— Ma che avrà? — domandava lui.

— Non so. Sono pensieri strani che le guastano il cervello. Ella dice che sono visioni e che il medico le chiama allucinazioni. Ella vede cose che noi non vediamo.

— Che creatura singolare!

— Poverina, sai, è molto sofferente. Se tu sapessi quel che mi racconta, quando voi altri non ci siete. Temo che abbiamo fatto male a consigliarle di sposare Alberto...

— Ma che ti dice? Raccontami.