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parte quinta | 359 |
amanti in prospettiva, che odiavano il collegio, che s’impazientivano alle lezioni, che rispondevano impertinenze alle maestre, era una meraviglia che ella avesse conservata la sua tranquillità. Sua zia le aveva detto che Andrea Lieti sarebbe stato suo marito, ella era tranquilla sul proprio avvenire. Invece era inquieta sempre per Lucia, che in quest’ultimo anno era stata sempre più malaticcia, che aveva fatto innamorare Galimberti, che aveva deciso di farsi monaca, che aveva tentato di suicidarsi — Caterina l’aveva salvata.
E infine, come un sogno, nella memoria ricompariva l’ultima notte del collegio, in cui erano andate nella cappella, si erano inginocchiate e avevano giurato, innanzi alla Madonna, di amarsi sempre.
Scompariva Lucia, entrava Andrea in iscena. Andrea era stato buono e amabile con Caterina, nel tempo che le faceva la corte. Si era cominciato come per un matrimonio di convenienza, perchè il giovanotto voleva ammogliarsi e la dote gli conveniva, perchè la fanciulla, senza parenti, doveva maritarsi e guadagnava moltissimo, sposando Andrea; subito i due fidanzati si erano intesi perfettamente. Andrea aveva un temperamento forte, violento alle volte, scoppiante in certi sfoghi furiosi di collera; ma il temperamento di lei, mite e tranquillo, era fatto per calmarlo. Egli non le aveva scritto lettere nè donato fiori, nè era venuto più di due o tre volte alla settimana, nel tempo in cui erano fidanzati; ma Caterina non aveva sentito la mancanza di queste forme dell’amore. Essa trovava