Pagina:Serao - Fantasia, Torino, Casanova, 1892.djvu/385

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parte quinta 377


— E il signore, arriverà fra poco?

— No, il signore non viene. Basterò io.

— Gli volevo far vedere come stavano bene Diana e Fox: ingrassano tanto, non hanno nulla da fare.

— Glielo dirò io, domani.

— Rimanete sola questa notte, signorina?

— Sola: ho da ritrovare certe carte interessanti e non potevo mandare nessuno.

— Ma per il pranzo, signorina? Se vi adattate, quattro vermicelli al sugo di pomidoro e una frittata, Carmela la sa fare. Non è roba per voi, certamente, ma per una sera solamente...

— Ho pranzato a Napoli. Non mi serve nulla.

Malgrado le cure di Matteo, l’appartamento del primo piano aveva l’aspetto triste, l’aria fredda delle case disabitate. Ella rabbrividì, entrando nel salotto, dove aveva passata quasi tutta la sua vita di villeggiatura.

— Ora facciamo un po’ di fuoco nel caminetto.

E mentre, inginocchiato, egli soffiava sotto le legna, ella si toglieva i guanti, li stirava, li posava sul tavolino.

— Scusate, signorina, come sta la signora donna Lucia?

— Sta bene.

— Meno male: povera figlia, stava sempre così malatuccia. Con quel marito che non aveva un tornese di salute! E il signor don Alberto, come sta?

— Sta male.

— La cattiva stagione, eh! Ma quando il Signore ci vuole, non si può disubbidire.

— È vero, Matteo. Dunque, in casa tutto è in ordine?