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qui sono i quartieri popolari: corruzione e dolore. Essa è peccatrice come la città di Sodoma, peccatrice come Gomorra, essa è donna peccatrice come la Maddalena. Ma si tortura nel suo peccato, inonda di lagrime il suo letto, si torce nella fatale notte di Ghetsemani. O città trionfante, maledetta e agonizzante!

Il suo gesto tagliò l’aria come un anatema. Ma subito l’eccitamento si abbassò, scomparve la fiammella rossa salita alle guance.

— Star qui ti fa male, Lucia: vuoi che passeggiamo?

— No: lasciami parlare. Penso troppo, e il pensiero fa un solco troppo profondo, quando non si può metterlo nelle parole. T’ho io contristata, Caterina?

— Un poco. Temo per la tua salute.

— Perdonami. Certe cose non dovrei dirtele: tu non ami udirle.

— T’assicuro....

— Hai ragione, cara. Ma sai, senza nessuna esagerazione, la vita non è bella. Hai tu mai pensato all’avvenire, a quest’oscuro avvenire che c’incombe così d’appresso?

— Qualche volta — E non ne hai avuto paura?

— Non so....

— L’avvenire è tutto una paura, Caterina. Sai tu quello che farai della tua vita?

— Io lo so.

— Chi te lo ha detto, spensierata fanciulla? Chi te l’ha pronunciata la parola del futuro?