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Pagina:Serao - Fantasia, Torino, Casanova, 1892.djvu/84

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76 fantasia


— È uno spostato: meriterebbe di essere ricco, bello.... e non è. Io avrei dovuto nascere o contadina ignorante o regina di un popolo di cui avrei fatto la felicità. Siamo due miserabili. Ci consoliamo con una corrispondenza dove le nostre anime esulcerate si espandono.

— Ma egli s’innamora!

— Io non posso amare nessuno: non mi è dato.— e prese un aspetto rigido, quasi statuario, come un’eroina greca colpita dal fato.

Caterina non le chiese nè il come nè il perchè. Accanto a Lucia subiva il fascino bizzarro che hanno sopra una creatura tranquilla e ragionatrice le divagazioni fantasiose.

— Caterina, ora visito i poveri nelle loro case. Una occupazione interessante e umanitaria. Ci si provano emozioni dolcissime. Vuoi venire?

— Ne parlerò ad Andrea.

— Hai bisogno di chiedergli sempre permesso. Hai così perduto la tua libertà?

— Sai, una moglie....

— Dimmi, Caterina, che vi è di singolare, di felice nel matrimonio?

— Io non capisco.

— Narrami come l’amore vi si estingua.

— Non so, Lucia.

— Il matrimonio sarà dunque l’eterno mistero della vita?

— Chi ti dice queste cose?

— Il mio cuore, Caterina — disse l’altra, alzandosi.