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156 La veste di crespo


ciuffo. Ma le più strane e seducentemente strane erano le maniche, larghe, di una forma fra quadrata e triangolare, che si sollevavano come ali, che rialzandosi mostravano tutto il braccio nudo e che, riabbassandosi, coprivano le mani sino alla punta delle dita. Appena ebbe questa veste di crespo, Luisa Cima corse in camera sua a provarla: trovò che essa non rassomigliava a nessun’altra veste e che era, quindi, affascinante nella sua singolarità: riapparve a Paolo Collemagno tutta rosea di gioia, gli fece tre o quattro riverenze e gli chiese, con ansietà, se ella non sembrava una perfetta giapponese. Ora, Luisa Cima era una donna di media statura, mentre le giapponesi sono piccole: aveva dei piedini lunghi e snelli, mentre le giapponesi li hanno brevi e rotondi: era pallida, sì, non tendente al giallo: aveva gli occhi larghi aperti, non così curiosamente piegati agli angoli sotto l’arco curioso delle sovracciglia. Di giapponese, veramente, ella non aveva che i capelli nerissimi. Ma Paolo Collemagno la trovò così carina nel suo improvviso