Pagina:Serao - Gli amanti.djvu/17

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Nino Stresa 7


Egli cenò quietamente, in piedi, senza rivolgermi la parola. Io chinavo gli occhi, agitata. Egli si curvò, a dirmi sottovoce:

— Datemi la vostra coppa di champagne.

Io non seppi fare altro che porgergliela.


La mia mano tremava lievemente.

— Bevete, prima, un sorso, — disse, con quella voce un po’ rôca.

Bevetti un sorso di quello champagne-cup, odoroso e inebriante: gli detti la coppa. Egli mise audacemente le labbra dove io le avevo messe e bevve, guardandomi. In quel momento Nino Stresa mi piacque immensamente: ma subito dopo, ne ebbi un disgusto immenso.

Non credete, però, che io sia divenuta l’amante di Nino Stresa dopo poco tempo e per qualche bizzarra suggestione. No. Egli durò dei mesi e dei mesi a farmi una corte assidua, irrispettosa, circuendo la mia persona di un amore che mi offendeva, tanto era terra terra, e tanto pareva fatto solamente di desiderio. Niuno aveva mai osato guardarmi come egli mi guardava, niuno mi aveva mai detto quello