Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/168

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164 nella lava


con un po’ di mustacchio come sua figlia Riccarda, la voce grossa e il tono imperioso. Nel viale, Matilde Cipullo maritata Tuttavilla raggiunse la processione, si unì, guardò come stavano le cose fra Enrichetta Caputo e Arturo Ajello, le parve che andassero bene, e subito si mise a parlare alla signora Galanti di un matrimonio per Riccarda, un proprietario di Terra di Lavoro, che sarebbe capitato a Napoli la settimana entrante. La Galanti ascoltava, rideva, rispondeva che ella lasciava libere le sue figliuole, che Riccarda specialmente, aveva una testolina capricciosa, che non si sarebbe maravigliata di vederla restare zitella.

E le tre madri fecero un coro: se fosse stata da ricominciare, la loro vita, con la esperienza dell’esistenza che avevano, non si sarebbero mai maritate, lo predicavano sempre alle figliuole; ma costoro erano tante creature ostinate, volevano imitare le mamme, che cosa farci?

Le tre mamme crollavano il capo, ridacchiavano fra loro, mentre Matilde Tuttavilla si scandalizzava; che vi era di meglio del matrimonio, per le ragazze? E malgrado i suoi stenti col marito, nobile, ma povero, ella parlava del matrimonio piena di emozione e piena di entusiasmo, apostolo convinto, che ogni minuto cercava di far proseliti alla sua fede.

Le Cafaro rimanevano, sotto il gas, quasi dimentiche dell’ora; Teresina intenerita, scossa dalle dolcissime cose che Peppino Sarnelli, l’avvocato eloquente e pieno di avvenire, le andava dicendo, sentendo dileguarsi nell’anima, a quell’onda letificante di amore,