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male sanguinante, in una tana profonda e sconosciuta lo assalse. L’ora passava, ella sarebbe venuta, adesso: non era più notte: ella avrebbe veduto la sua figura sconvolta: ella avrebbe udito ancora gli urli della sua inesprimibile disperazione.

Ma mentre gli tumultuava dentro il desiderio della fuga, di una fuga lunga, senza termine, la sua volontà mancava di qualunque forza: si sentiva fiacco: si sentiva, meccanicamente, dominato dall’ordine di Chérie:

— Ella mi ha detto: aspettami — pensava, con un pensiero che si manteneva estraneo a tutto l’altro movimento della sua anima.

E aspettava. Ella apparve dopo qualche tempo. Aveva indossato