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164 l'infedele


brava che un uomo triste senza essere acerbamente addolorato, taciturno per sua elezione, non tetro: egli accompagnava la donna nelle passeggiate, nei teatri, nei pubblici ritrovi, correttissimo, smorto, parlando con lei due o tre volte, in una serata. Non aveva neppure l’aria di annoiarsi: aveva l’aria di vivere, senza vedere e senza sentire la vita.

Ma quando restavano soli, solissimi, in un vagone, in un salotto di albergo, Chérie e Paolo, egli lasciava che la sua fisonomia esprimesse tutta l’angoscia che premeva, perennemente, il suo cuore. Senza dir verbo egli si abbandonava sovra una sedia, esausto dallo sforzo di vivere: tutta la sua orribile miseria, lo mordeva,