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208 l'attesa


nella più orribile contrazione del dolore, potessi fare un passo o dare un grido. L’incubo si sedeva sul mio petto, me desto.

Erano state lunghe, eterne quelle ore dei tre giorni, io le aveva vedute avanzare pigre e stanche, ma le ore dell’ultima notte, chiamate invano, supplicate invano, non venivano. Ella doveva arrivare alle sei del mattino. Dalle otto della sera prima, io agonizzava nell’impazienza. Non una lettera, non un telegramma. Non poteva farmene, non doveva farmene, avevamo stabilito così. Viaggiava lei verso me? Dove era lei in quel momento? Calcolando, potevo saperlo. E se non venisse? Tutte le più alte, le più inflessibili deduzioni matematiche sono capovolte da un piccio-