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146 La Conquista di Roma

esercitava alla calligrafia, scrivendo a svolazzi il proprio nome; i giornalisti di opposizione avevano già in macchina un semplice attacco tutto platonico, quelli ministeriali decantavano già da dieci giorni la esposizione finanziaria del ministro, tutti avevano un’aria tranquilla. Solo Gennaro Casale, impiegato governativo, giornalista napoletano ed enfatico, nemico del governo qualunque esso fosse, ci si riscaldava, e in fondo alla tribuna esclamava:

«Signori, il pareggio è una slealtà ministeriale!»

Financo nella tribuna diplomatica, appoggiata alla balaustra di velluto azzurro, si vedeva la snella persona e i grandi miti occhi profondi della contessa Beatrice di Santaninfa, che non ascoltava, pensava.

Quando, alle quattro e mezzo, il ministro ebbe finito il suo discorso, un grande movimento di soddisfazione, di ammirazione, piegò quelle teste di vecchi e giovani parlamentari. Egli rassettava le sue carte nel grande portafoglio, senza un tremito nelle mani, senza un mutamento di colore nel volto. Poi, intorno gli si aggrupparono amici cadenti e amici tiepidi, per stringergli la mano,