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La Conquista di Roma 191


«Positivamente?»

«Positivamente.»

«Grazie... Scusate tanto.»

E si ricollocò al suo posto, sollevato al pensiero di questo avversario di meno. Sangiorgio si teneva ritto contro la parete, senza muoversi, sentendosi riconfortato da quella immobilità, socchiudendo gli occhi per non vedere i lumi.

Seymour e Marchetti, dandosi il braccio, si fermarono accanto a lui; facevano un vivo contrasto le due figure degli apostoli della scienza sociale: Seymour, bruno e asciutto, con un mento rialzato di uomo energico e una spazzola di capelli neri, in cui già spiccavano i bianchi; Marchetti, col viso ingenuo e roseo, la lunga barba castagna e gli occhi azzurri, brillanti, di un entusiasta. Ambedue erravano per quel veglione, senza osare di andare a trovar le signore, poichè erano in soprabito.

«Vi annoiate, Sangiorgio?» chiese Seymour.

«Un poco: sono anche stanco.»

«Siete stato agli uffici, stasera?» domandò Marchetti.

«No: che si è fatto?»

«Nulla di concreto ancora: si lavora poco,»