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Pagina:Serao - La conquista di Roma.djvu/23

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La Conquista di Roma 19


come una miserabile creatura che veglia, solitaria, in una casa dove tutti dormano. Una soffocazione lo assalse alla gola, se no, avrebbe gridato per chiedere aiuto: uno sfinimento lo prese alle gambe, e lo abbattè, di nuovo, sul sedile.

Ma questo durò pochissimo: la coscienza del coraggio rinacque subito in lui, e l’abitudine di una vita deserta di soccorsi morali, tutta chiusa in sè stessa, tutta appoggiata sulle proprie forze, vinse quel minuto di terrore. A un pensiero che per molto tempo era rimasto latente, e che ora si presentava nella sua forma concreta, con un nome di quattro lettere, egli balzò di scatto dal divano, e si diede a passeggiare, nervosamente, su e giù nella carrozza.

— È Roma, è Roma... — mormorava.

Sì, era Roma. Adesso quelle quattro lettere, rotonde, chiarissime, squillanti come le trombe di un esercito in marcia, si disegnavano nella sua fantasia, con un’ostinazione d’idea fissa. Il nome era breve e soavissimo, come uno di quei flessuosi e incantevoli nomi di donna che sono un segreto di seduzione; e gli si avvolgeva nella mente in attorcigliamenti bizzarri, in meandri di