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La Conquista di Roma 241

noi col landau. Solo fatevi trovare pronto; bisogna arrivare in tempo.»

«Come è, Sangiorgio, che non vi siete mai battuto?»

«Oh, noi di Basilicata abbiamo la collera molto lenta.»

«Non parrebbe,» disse ridendo Castelforte.

Poi, come salivano, per l’Angelo Custode, tacquero. Nella via deserta le tre ombre salienti si proiettavano: quella di Castelforte scarnata, quasi fantomatica; quella di Scalìa, nella sua rigidezza militare; quella di Sangiorgio, piccola ma solida.


Finalmente, solo. La candela stearica illuminava a mala pena il salotto freddo e nudo dove il tanfo di chiuso si mescolava, sempre, a quelli odori cattivi di cucina che venivano dalla corte interna. Finalmente, solo: e ne era contento, con quella selvaggia necessità d’isolamento che rinasceva ogni tanto nel suo temperamento.

In quel pomeriggio e in quella serata erano cresciuti in lui tutti gli istinti di disprezzo per l’uomo, che covavano, latenti, nel suo spirito: egli passava, da sette ore, per una di quelle gran-