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324 La Conquista di Roma

passione politica non esistesse. La solitudine malinconica in provincia, come una povera creatura abbandonata: o la folla affogante in città, senza un soffio di poesia, senza un sorriso d’ideale. Grande passione, certo: ma così furiosa e invadente e sequestrante che fa spavento o fa nausea.»

Di nuovo, silenzio grande. Nell’aula, don Silvio Vargas parlava, con la sua voce stridula, con le mani in tasca, piegando un poco l’alta persona scarna, guardando dietro la sua lente lucida colui che lo aveva interrogato, quasi burlandosi di lui, con quella forza d’ironia che irritava l’avversario.

«Una grande passione, una grande passione...» mormorava donn’Angelica, «la donna ne capisce una sola...»

«E quale?»

«L’amore.»

«È vero,» rispose Sangiorgio.


«Si pranza soli, oggi,» aveva detto don Silvio a Sangiorgio, sedendosi a tavola, «donn’Angelica è dietro a vestirsi pel ballo del Quirinale.»

Alla piccola tavola dei pranzi familiari sedeva