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La Conquista di Roma 347

e bella signora del primo patriotta italiano, la buona e bruna signora, dal volto colorito, dal viso schietto, tutta vestita di azzurro.

«Speravo di vedervi prima, questa sera,» disse Sangiorgio, come un collegiale.

«Infatti...» rispose vagamente lei.

E subito gli voltò le spalle. Un improvviso solco si era aperto fra la folla: innanzi a loro, nello spazio libero, fra due siepi di persone, si avanzava, maestosamente e graziosamente bella, la sovrana, in una luce tremolante di stella. Ella veniva verso donn’Angelica: e Sangiorgio dette addietro, intimidito, sentendo in quella coppia muliebre, la donna semplice e serena, la donna regale e sorridente, tutta la potenza femminile.


Dopo, Francesco Sangiorgio e donn’Angelica passeggiavano per le sale, lentamente, attraverso gl’ingombri degli strascichi, formando delle piccole file, arrestandosi ogni tanto, come la circolazione femminile si ammucchiava, si accalcava. Nel grande salone da ballo, le ragazze, le mogli dei segretari, le signore innamorate del ballo, le spose borghesi, le dame che non avevano alcun posto ufficiale, si davano intieramente al piacere