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La Conquista di Roma 53


III.

Nella bottega della guantaia, in via di Pietra, vi era ressa: la bella padrona bionda e alta, una milanese allegra, le due commesse, le due giovanettine magre, dagli occhi stanchi, non facevano che rivoltarsi indietro, ogni minuto, con le braccia tese, a prendere un cassetto di guanti dagli scaffali: esse curvavano il capo a scegliere con le dita lunghe e agili, fra le paia, quel paio che cercavano. Tutti quelli che entravano, chiusi nel paletot, sotto cui s’indovinava la marsina, col bavero alzato e il cappello a staio, lucidissimo, chiedevano dei guanti chiari o bianchi; un signore elegante, dalla tuba di raso, dal nastro rosso e bianco sotto il goletto, un commendatore, infine, precisò quello che voleva, li chiese color grigio tortorella. Una signora provinciale, vestita di raso granato, con un cappellino bianco che l’affogava, sceglieva lungamente un paio di guanti, discutendo, facendo impazientire i tre o quattro che aspettavano, in un cantuccio: cercava il guanto