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La Conquista di Roma 79

quecento uomini facevano a un solo uomo, e a tutto il paese.

Ma i deputati nuovi erano i più turbati: quell’apparato reale e parlamentare, quel pubblico femminile e maschile, quel messaggio del re, il giuramento degli altri deputati, tutto questo ne scoteva i nervi. E coloro che si erano preparati a farla da persone spiritose, a giurar come se nulla fosse, tremavano d’impazienza, mentre il loro nome si approssimava, e poi cavavano un fil di voce che faceva, sorridere il vicino e che la folla non arrivava a udire. Qualcuno giocava stizzosamente con la catenella dell’orologio, e quando lo chiamavano, si svegliava come da un torpore, gittava un giuro affogato, frettoloso e ricadeva a sedere. Fra l’onorevole Salviati, un duca fiorentino, e il deputato Santini, giurò, con voce strozzata, che niuno intese, l’onorevole Francesco Sangiorgio.


Sulla porta i deputati si assiepavano a veder montare in carrozza la Regina e il Re. Più fitta, più densa, la gente ondeggiava nella Piazza di Montecitorio tutta soleggiata, e quando la car-