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La Conquista di Roma 91

piacere: io non ci metto piede in cucina, la mia salute è troppo delicata».

Erano giunti di nuovo nell’anticamera e Sangiorgio serbava il contegno freddo delle persone taciturne innanzi a quelle troppo loquaci.

«E.... scusi, signor deputato,» chiese a un tratto la sora Virginia con la voce che era diventata aspra, pel silenzio di Sangiorgio, «che intende Ella di fare? Io ho molte richieste, capirà, un quartino come questo non ci è da lasciarlo sfuggire...»

«Faccia pure i suoi affari, signora,» disse il deputato, in cui la natural diffidenza del provinciale rinasceva. «Nel caso, Le farò sapere qualche cosa».

«Aspetterò un suo biglietto, allora? Debbo mandare a ritirarlo alla Camera?» ribattè quella, ridiventata melliflua.

«Non s’incomodi, manderò io».

La sora Virginia inchinò il capo e gli tese una manina, come una gran signora. Ancora, per le scale, egli restava sbalordito e stanco di quel chiacchiericcio: e già gli sembrava di aver visitato dieci case. Aveva due altri indirizzi sul pezzetto di carta e gli veniva meno la voglia di re-