Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/225

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la mano tagliata. 219

treno che mi conduceva da Napoli a Roma, io ho incontrato il terribile gobbo dagli occhi verdi, da che, nel salotto dell’Albergo d’Europa, a Roma, io ho scoperto la bellissima mano di donna, tagliata, io ho detto a me stesso e ho ripetuto a voi, che aspettavo i più strani avvenimenti. Due o tre volte, la mia vita è stata messa in grave periglio, ma vi sono sempre sfuggito; questa sventura che mi ha colpito, questa mi è stata inaspettata. La mano tagliata, quella mano che io amo, che io adoro, è sempre presso di me, io la custodisco così gelosamente, che dovranno uccidermi per strapparmela: ma io sono un uomo rovinato, perduto. Quell’uomo mi ha perduto!

«Debbo io dirvi che non ho attentato alla vita di Ranieri Lambertini, che egli non amava la contessa Clara Loredana, che io non amavo questa donna e che giammai vi è stata lite, fra noi? Voi non lo avete mai creduto. Voi siete subito venuto a trovarmi, in carcere. Non vi hanno lasciato entrare. Ero alla segreta. Avete tentato di nuovo. In quel giorno, mi avevano messo in libertà provvisoria e io era subito partito per Milano, donde vi scrivo, dalla mia vecchia casa, dove gli antichi ritratti dei miei antenati pare che mi guardino con commiserazione per i guai dove mi sono andato a ficcare. Ma nessuno di loro, io credo, ha mai trovata, in un viaggio, una stupenda mano di donna, tagliata, tutta ricca di gemme preziose e come viva. Queste cose, anticamente, non accadevano: sono cose modernissime, vingtième siècle!

«Io non ho ucciso, non ho ferito, non ho fatto niente di male, mio amico, ma sono in preda a una fatalità oscura, dacchè il singolare avvenimento mi è accaduto. Quell’uomo mi odia, mi perseguita, perchè quella mano mi appartiene, perchè io non voglio restituirgliela, perchè io l’amo, perchè io sono convinto che appartenga a una per-