Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/249

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la mano tagliata. 243

to. Quel miserabile infame gobbo, dal pomeriggio in cui io l’ho incontrato in un vagone di prima classe, da quella sera in cui egli ha abbandonato in mio possesso la mano tagliata, questo atroce malfattore, domina la mia vita. Io non gli ho fatto niente; egli ha dimenticato il misterioso cofanetto nelle mie mani; egli è scomparso, lasciandomelo; egli non me lo ha chiesto; egli non s’è presentato a me, dopo gli avvisi nei giornali. Non è colpa mia, se io possiedo la mano tagliata, questa bellissima mano di donna, che deve appartenere ad una sua vittima, e che io ho finito per adorare come una persona viva. Sono innocente, dunque, nella fatalità che m’ha colpito; e questo scellerato mi perseguita senza ragione. Or dunque, un legame terribile mi unisce a quest’uomo, ed io debbo assolutamente cercarlo, conoscere il suo segreto, annientare la sua potenza, uccidere forse quest’uomo. Sapete che sono un gentiluomo, e che rifuggo dalle risoluzioni violente; ma, oramai, una lotta corpo contro corpo, anima contro anima, è sorta tra me e questo assassino; il primo colpo l’ho avuto io, debbo pensare a dargli il secondo colpo.

«Egli ha macchiato il mio nome di un’ombra, forse indelebile; egli mi ha additato al disprezzo e all’orrore della gente; egli mi ha teso un tranello infame; io non debbo difendermi, debbo aggredirlo. Ho dei denari, e non so che cosa farne; sto bene in salute, sono giovane, sono coraggioso, sono anzitutto freddamente deciso a conoscere il mistero di quella esistenza e a purgare la terra da questo mostro.

«Dedicherò la mia vita, il mio denaro, tutta la mia astuzia e tutta la mia forza a questo scopo; egli si è fatto un nemico mortale ed implacabile. Mi crede forse uno sciocco o un vile; non sono nè l’uno, nè l’altro; cercherò quest’uomo, lo troverò,