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272 | la mano tagliata. |
— Venti o trenta marenghi. Ma nascosti nelle scarpe.
— E per John?
— Ripeto, non fa questo per denaro. Egli adora la sua infelice padrona, Maria.
— Dobbiamo essere armati?
— Sì, ma molto segretamente. Vostra Signoria ha delle buone armi?
— Ecco. —
E Roberto Alimena cavò due piccole pistole, fini e tremende: ne diede una a Dick Leslie.
— Graziosissima, — disse costui, mettendosela nella tasca del panciotto.
— Ve la dono, Dick.
— Grazie, milord. E altre armi?
— Questo piccolo pugnale?
— Sì: buono.
— Questo coltellino?
— Uccide: portiamolo.
— Basta?
— Sì, basta: io ho il mio boxe. —
E mostrò quella mezza mano di ferro che è un’arma così formidabile, in Londra, maneggiata dal pugno inglese.
— Bene, — disse Roberto. — E John verrà?
— Ha promesso.
— Manterrà?
— Credo: spero.
— Non ne siete certo?
— Nulla è certo, nel mondo, Vostra Grazia.
— Andiamo, allora?
— Un momento, scriva questa lettera, Vostra Signoria. —
E, difatti, con molta calma, reprimendo i suoi nervi eccitatissimi, Roberto scrisse la lettera nei termini che Dick Leslie gli aveva suggerito. Poi, suonando un campanello, fece venire a sè il segretario dell’albergo.