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la mano tagliata. | 25 |
no di racconto fantastico, che egli esagerava un poco.
— Dio mio!
— Hai paura dei fantasmi, tu, Héliane? — egli chiese, prendendole la mano inguantata, dalla grande manica di pelliccia.
— Non ci credo.... e ne ho paura, — ella mormorò, con una voce di terrore infantile, che era molto seducente.
— Io non ne ho paura, mentre ci credo, — soggiunse Roberto, con una perfetta sicurezza.
— Che dici?
— Ci credo, ecco.
— Va a finire che morirò di paura, questa notte, — ella borbottò fra i denti. — Perchè ci credi?
— Così, — disse lui, con aria misteriosa, metà vera, metà canzonatoria.
— Ne hai visti?
— .... Sì.
— Quando? Come?
— Oggi. Non era quello un fantasma? Quelli che noi sogniamo, non sono fantasmi? Quelle persone che, ogni tanto, appaiono e scompaiono, in una via, in un salone, non so dove, sbucati improvvisamente, spariti improvvisamente, non sono, forse, fantasmi? E non sono fantasmi certe figure che vediamo nella nostra immaginazione?
— Già.... ma non esistono.
— Che ne sai tu? E certa gente, che incontri, così curiosa, così bizzarra, non ti pare che appartenga al mondo delle ombre?
— Roberto, per amor di Dio, non mi far pensare a certe cose! — ella esclamò stringendosi a lui.
— Via, coraggio, Héliane, che questi fantasmi, tutti quanti, sono più o meno innocui, — e diede in una gran risata.
— Lo dici tu! — e fremeva ancora.