Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/334

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328 la mano tagliata.


— Sì, del padre, della madre. Avrebbe voluto rivederli, prima di monacarsi. Sapete che ella crede fermamente non essere morta sua madre.

— E niente altro proprio per me, niente?

— Niente.

— Tutto è finito, dunque! — egli mormorò, come Cristo sulla croce.

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Ma lo scoraggiamento di Ranieri Lambertini durò pochissimo tempo. Tutto solo nella stanza del Grand Hôtel, nel pomeriggio d’inverno, dopo non aver toccato cibo della colazione, egli ebbe una reazione furibonda contro il destino, che gli toglieva Rachele Cabib. Egli dimenticava tutte le parole gelide e aspre, che Rosa gli aveva riportato; egli le dimenticava, poichè gli pareva che non potessero essere uscite dalla bocca di una donna che egli adorava, e che tanto lo aveva amato, da rinunziare alla sua casa, al padre, alla sua religione, e che finalmente rinunziava alla vita del mondo per lui. No, non era Rachele Cabib, quella che gli aveva imposto di non pensare più a lei, pensando che ella fosse morta; non poteva essere la fiorente giovanetta dal biblico profilo, dai grandi occhi neri d’israelita, che gli aveva mandato a dire che tutto era finito tra loro! Colei che lo aveva amato, era quella che, udendo il suo nome, s’era fatta bianca in viso come il suo soggolo, e i cui begli occhi tristi si erano riempiuti di lagrime. Gli amanti appassionati come Ranieri Lambertini non sono disposti a rinunziare all’amore, sol perchè l’amata ha detto che tutto era finito. Ma, se l’hanno udita, ripensano la voce che ella ebbe nel dire le fatali parole, ripensano il tremore delle labbra pallide, e credono che no, non tutto sia finito. Solo quel pallore mortale e quegli occhi velati di lagrime apparivano nella visione pomeridiana al gio-