Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/364

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358 la mano tagliata.

sempre che costoro non si negassero recisamente a tutto; ed io avrei dato la mia fortuna, per vedere in quel momento Maria! Ma egli era molto più prudente e più savio di me, e conosceva soprattutto meglio quegli inglesi.

«Sapete voi, amico mio, quanto tempo abbiamo atteso, prima che la donna da me sognata mi apparisse innanzi? Due ore! Faceva un freddo orribile, e quella notte di Londra, con quel gelo, con quel silenzio, con quell’ombra, mi abbatteva. Fermamente pensavo, di fronte a quel ritardo, che ella si rifiutasse di scendere. Per sentire meno freddo e per occupare la nostra impazienza, Dick ed io andavamo in su e in giù, egli fumando la sua buona pipa, ed io mordendo delle sigarette spente.

«Erano le tre del mattino; la notte si faceva più rigida, ed io disperavo dell’esito completamente, quando udimmo leggermente stridere il portone, e qualcuno apparire in quel vano. Erano un uomo e una donna. La mia emozione profonda mi inchiodò al suolo, mentre vedevo venire a me lentamente una figura esile di donna, tutta avvolta e chiusa in una pelliccia nera, con un cappuccio rialzato sulla testa. Ella si appoggiava al braccio di Lewis, il maggiordomo, e camminava pianissimo, come se fosse malata e stanca.

«Allora, io potei vedere distintamente il volto di colei, che, per quindici anni, era stata la prigioniera di Marcus Henner, e che aveva consumato in quel carcere, accanto a quel mostro di bruttezza e di crudeltà, gli anni migliori della sua vita di donna. Qual volto, Ranieri! Le linee della più perfetta bellezza vi apparivano assottigliate e consunte dalle lacrime e dalla tristezza; i magnifici occhi neri, che dovevano aver avuto il fulgore degli astri, portavano impressi un languore e un dolore inguaribili. Ella era alta, snella, con un viso la cui carnagione rosea era diventata bian-