Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/377

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la mano tagliata. 371

sciavano tutta la libertà alla sua persona. Così, coi suoi bei capelli neri raccolti nelle lunghe trecce, e il bel volto ovale, dalla carnagione ambrata, ella aveva l’aspetto più inebbriante per un amante. Se ella mi ha amato supremamente in quel giorno, io l’ho amata anche così, e segretamente quasi mi gratulavo del sogno pauroso che mi aveva procurato quella crisi di felicità. Quando venne la sera, Maria volle far preparare il pranzo in quella istessa stanza, e per la prima volta, ella bevette un intiero bicchiere di vino del Reno, senza allungarlo con l’acqua. Mi parve che volesse stordirsi: difatti, ogni tanto trasaliva, come se qualcuno la chiamasse, e prendeva la mia mano, stringendola fortemente. Io non le dicevo nulla, perchè mi pareva che con le ombre della notte ritornassero in lei tutti gli spaventi che Marcus Henner le aveva ispirati; qualche volta impallidiva improvvisamente e restava con l’orecchio teso a raccogliere un rumore impercettibile di lontano. In lei, mi pareva rinascessero le tracce di quel fugace, ma ripetuto dominio, che con l’ipnotismo, Marcus Henner aveva esercitato su lei a fondo. Maria non aveva mai saputo spiegarmi e non poteva spiegarmi il mistero della sua doppia vita, ed io, per non tormentare la sua coscienza di cristiana, non aveva cessato troppo di approfondirla. Quando fu sbarazzata e tolta la mensa, ella volle che mi sedessi accanto a lei, e poggiò la testa sul mio petto, e restò così un’ora, senza parlare, con gli occhi aperti, nel più profondo silenzio. Che ora d’infinita dolcezza fu quella, Ranieri!

«Nessuna più violenta crisi d’amore valse quel contatto tenero, quel riposo ad occhi aperti, quel silenzio pieno di pensieri d’amore. Io, sentendo che un’ora divina era sospesa sui nostri cuori, non dissi nulla, ed ella due volte che ero per chiamarla per nome amorosamente, come solevo fare,