Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/382

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376 la mano tagliata.

Sentii imperlarsi di un sudore ghiaccio le radici dei miei capelli e conobbi l’irrigidimento di chi teme fortemente un pericolo ignoto. Sì, attorno a me vi doveva essere qualche cosa di ostile, di terribile che minacciava con una minaccia imminente. Per questo Maria era caduta in convulsioni presentendo questo pericolo ignoto; per questo ella si era dibattuta, per questo ella piangeva. Ma perchè non mi rispondeva; l’amor mio? Non mi sentiva più? Vi era dunque qualche cosa che mi poteva togliere Maria? Chi? Dove? Come? Mi sentivo così solo, così inerme, così indifeso, così perduto che, ve l’ho detto, per la prima e l’ultima volta nella mia vita, ho tremato.

«Però, l’aspetto sempre mutevole di Maria mi attrasse e mi distrasse. Lentamente, le lacrime si erano venute asciugando, sul suo volto. Di sotto le sue frangiate palpebre solo qualche stilla, ancora, cadeva sulla guancia; ma il pallore del sorriso si era fatto livido. Vidi che la bocca le si schiudeva come se respirasse molto penosamente o come se volesse parlare. Ma non disse nulla. Sentii che le sue membra, abbandonate nelle mie braccia, riprendevano il vigore della volontà, parve che si volesse alzare; lo tentò due volte, e si rigettò indietro, quasi perdesse di nuovo le forze o lottasse contro qualcuno, esterrefatto. Finalmente, si sciolse dalle mie braccia e si alzò a sedere, sul divano. La bocca schiusa tremava. Tremava? Ella parlava così piano che nessuno avrebbe potuto udirla mai; un soffio soltanto le agitava le labbra. Io solo che l’amavo, potevo intendere questo; erano parole quelle che muovevano così lievemente la sua bocca. E guardandola fisamente fisamente, chinato verso lei, tendendo tutta la mia attenzione, per capire, potetti udire o immaginare udire:

«— Eccomi.... eccomi.... —

«A chi lo diceva? A chi? chi la chiamava? Chi