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Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/418

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412 la mano tagliata.

che l’avrei divisa da sua madre, per sempre. Così feci, ma quale terribile punizione ebbi di questo altro mio peccato!

«Intanto, visto che gli affari di Mosè Cabib andavano male, io cominciai a dargli denaro, ora con una scusa, ora con un’altra: lo indussi a largheggiare con sua moglie e a tentare di lanciarla nei piaceri, per cercare di stordirla e per condurla ai nostri fini. Egli mi obbedì; Maria si prestò prima riluttante a questi svaghi, a questi modi liberi di vivere; ma, la sua natura orgogliosa prendendo il disopra, ella si abbandonò al lusso e alla gioia di vivere. Circondata, ammirata, corteggiata, io ebbi il malinconico e solitario piacere di poter essere l’origine dei suoi trionfi. A casa di Mosè si teneva corte bandita, e io arrivai alla follìa di comperare un castello e di offrirlo per dimora alla donna che amavo. Vi furono feste, balli, cacce, rappresentazioni teatrali. Mosè Cabib era accusato di gittare la sua misteriosa fortuna per la finestra, mentre era io che gli forniva il denaro per queste pazzie. Maria non ne sapeva nulla. Sono certo che, se lo avesse saputo, avrebbe rifiutato tutto, tanto mi detestava. Io spendeva delle migliaia di rubli per una donna e consumavo anche denari non miei, mentre non giungevo neppure a stringerle la mano. Che importa! Maria era la mia pazzia e sentivo, da allora, che sarei vissuto e morto per essa. Ora, a quindici anni di distanza, non avendo mai cessato di amarla, avendola solo tradita per sua figlia Rachele, perchè era sua figlia e perchè le rassomigliava, io compio la mia decisione di allora; giammai, giammai, nè la madre, nè la figliuola, sono state mie; e Maria Cabib è stata quindici anni nella mia casa, mia prigioniera! Non debbo io morire, poichè ella è morta, poichè Rachele è anche perduta per me? Non debbo io morire, poichè Maria ha avuto un altro amante, un uomo che non