Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/433

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la mano tagliata. 427

prima, facevo ribrezzo a me stesso ed ebbi la folle idea di poter cogliere quel fiore di grazia e di beltà, non a me destinato: e, così, fatalmente, per queste due infelici passioni, io procurai l’infelicità di due donne che più avevo amate nella vita, diventando per esse sempre più un oggetto di odio e di orrore.

«Tentai di uccidere il conte Ranieri Lambertini, che mi toglieva Rachele, come di perdere il conte Roberto Alimena, che mi aveva tolto la mano di Maria e che tentava di togliermi la sua persona; ma il destino si burlò di me, perchè io non giunsi che a ferire mortalmente il primo, e il secondo raggiunse me e mi tolse Maria.

«Sapete come ho uccisa quella donna? Io ho tentato sopra lei un mezzo estremo, quello della suggestione a distanza, che qualche volta mi era riuscito con qualche altra persona. Quando ritornai nella mia casa di Londra da Dublino e la trovai vuota, Maria fuggita, fuggiti i miei servi, io decisi di ucciderla e di uccidermi. Passò un mese prima che io conoscessi dove il conte Alimena aveva condotto seco Maria, ed in quel mese io ho sofferto tutte le torture più atroci della gelosia, giacchè aveva compreso che Maria si era data al suo rapitore. Ella era ancora bella ed Alimena era giovane ardente e innamorato. Ogni minuto di quei trenta giorni mi è colato sul cranio, come una goccia di piombo fuso, e m’ha devastato l’anima. Quand’io seppi che ella era nell’isola di Wight, mi recai colà, determinato ad ucciderla, in qualunque modo, penetrando in casa, corrompendo un servo, forzando una porta come un ladro, come un assassino. Per due notti, rimasi in barca, sulle acque, sotto la casa di Maria e di Roberto, e per due notti tentai la suggestione a distanza.

«Figuratevi che doveva essere il mio spirito, in quelle due notti; non sapevo se la mia volontà,