Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/73

Da Wikisource.

la mano tagliata. 67

va? Perchè aveva abbandonata sua figlia e suo marito? Perchè non li cercava? E perchè Mosè Cabib che l’aveva amata, non la cercava? Da dodici anni Mosè non si muoveva da Roma e viveva miseramente: e il solo mistero profondo e impenetrabile della sua vita, era la sua relazione con Marcus Henner, col Maestro. La madre! Morta o viva? Malata, sana, ricca, povera? Chi sa! Forse morta, anche! D’altronde, Rachele credeva al fascino dell’amore e del dolore. Fino a che la sua vita era passata monotona e triste, ma senza gravi dolori, in quel Ghetto, in quel vicolo del Pianto, le pareva che il lontano, fantasticamente lontano, affetto materno non dovesse intervenire; ma da che la sua esistenza era tutta un tramite di dolori e di lotte, le sembrava che sua madre non dovesse abbandonarla così. E se sua madre era morta?

Ora la pregava, come si prega una santa, a volerla soccorrere dal cielo o dalla terra, dove si trovava, a voler darle un consiglio, una guida, una luce! Il ritratto di Sara Cabib era vecchio di una quindicina di anni e molto scolorito: ma gli occhi conservavano una vivace espressione dolce e fiera nello stesso tempo, e pareva che la guardassero.

— Madre, madre mia, se tu vivi, vieni a me! Se sei morta, prega per me! — implorava così, inginocchiata, Rachele Cabib.

E teneva gli occhi fissi su quel ritratto, le mani congiunte convulsamente, senza sentire il dolore delle ginocchia che erano piegate sulla dura terra, senza asciugarsi le lagrime che le scorrevano per le guance. Ogni notte, Rachele pregava innanzi a quel ritratto; ma quella notte la sua esaltazione era giunta all’estremo. L’ora era alta, il silenzio profondo, ma tutti i nervi di Rachele vibravano dopo aver avuto quella scena con suo padre, dopo le rivelazioni di Rosa. Adesso, la pre-