Pagina:Serao - La virtù di Checchina, Catania, Giannotta, 1884.djvu/136

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126 la virtù


— A rivederla — disse l’altra, duramente.

E non aggiunse, Dio l’accompagni, come faceva sempre. Checchina era di nuovo spaventata nelle scale, ma la luce, la via libera l’incoraggiarono e se ne salì per il Nazzareno, adagio adagio: era presto, non doveva arrivare tanto presto. Ma quando fu innanzi al cartolaio di piazza Trevi, si agghiacciò dallo spavento. Aveva lasciata la lettera del marchese di Aragona nella tasca del vestito di casa — e Susanna sapeva leggere anche il manoscritto. Si frugò in tasca, macchinalmente, due o tre volte, pregando fra sè il Signore che gliela facesse ritrovare, come se ancora un miracolo potesse accadere.