Pagina:Serao - La virtù di Checchina, Catania, Giannotta, 1884.djvu/72

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Checchina ingoiò in fretta un bicchiere d’acqua, tutto intiero.

— Anche la mancia: ecco a che servono i fiori, a farmi mangiare la trippa senza cacio. Ma se crede così uscire d’obbligo, il signor marchese! Debbono essere affari, debbono essere clienti, quelle trentacinque lire di pranzo ch’egli s’è pappate! Vedremo se è galantuomo, il signor marchese. Frutta, da ieri, non ce ne sono restate?

— No — rispose la moglie.

— Susanna, porta allora le caldarroste — gridò il medico.

Dopo pranzo egli si andò a sedere nel suo scrittoio, aspettando le consultazioni che avrebbero dovuto esserci dall’una alle tre, ma che ve-