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292 L'amante sciocca


mentava di un sonno pesante. Ella restava sveglia, nervosa, piangendo chetamente talvolta. Vi erano notti in cui egli rientrava eccitatissimo. Le raccontava tutto, mettendo in burletta i tipi ridicoli della società, ridendo dei buffi spettacoli, elogiando fugacemente qualche donna incontrata. Adele tendeva l’orecchio, a queste lodi:

— Era molto bella, donna Maria Vargas?

— Bellissima: pareva Monna Lisa del Giocondo.

L’amante sciocca, dai capelli castani insignificanti, dai grandi occhi limpidi e meravigliati, ammutoliva. Egli continuava a chiacchierare, fumava, si faceva fare del tè che ella aveva imparato ad apprestare benissimo, mentre le mani le tremavano, nel suo ufficio di donnetta di casa. E, spesso, tornando da questa casa luminosa, da questi teatri scintillanti, dove aveva visto delle donne bellissime, dove il suo animo di artista aveva esaltato la sua ammirazione di uomo, egli era con Adele Cima così carezzoso e così appassionato che, malgrado la piccola intelligenza di lei, ignara delle mistificazioni umane del-