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Sogno di una notte d'estate 321


Paola, aveva messo fuori tutti i suoi tavolini di marmo, e le tazze di birra, dalla cima schiumosa e nevosa, apparivano alte sui vassoi, portati dai camerieri, mentre i pesanti piattini di cristallo si accumulavano innanzi agli avventori. Adesso, sorgendo pallida e mancante sul lato sinistro, elevandosi sopra l’arsenale di marina, la luna illuminava tutta piazza Plebiscito. La facciata della Prefettura, tutta chiara sotto il raggio lunare, aveva delle persone che si muovevano sui suoi grandi veroni: il Gran Caffè e i suoi tavolini, allargantisi sulla via, e i molti avventori erano avvolti in un chiarore fantastico, e le donne recavano con lentezza il cucchiaino del sorbetto alle labbra, o agitavano il ventaglio pian piano, con gli occhi sgranati, quasi sognassero. Nella piazza Plebiscito, andando lentamente nella morbida luce lunare, la gente passeggiava, sulla striscia di pietra bianca, innanzi alla fontana: e il grande getto d’acqua, alto, sottile, pareva una piuma bianca, immobile, tutta penetrata dalla luminosità della luna.

     Serao. Le amanti. 41