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358 Sogno di una notte d'estate


dietro la porta, sorridendo, e si scambiavano qualche parola. Due volte, attirato da quell’irresistibile fascino di giovinezza, da quella irradiazione simpatica che mette attorno a sè l’amore, egli era andato a farle visita e contando di restar poco, era poi restato molto, tanto l’ingenuo e profondo amore della fanciulla lo commoveva. Egli la trattava con una tenera cortesia, con un’affettuosità repressa, e vedeva scintillare nei begli occhi tanta gratitudine, che la sua cortese tenerezza cresceva. Ma come i primi temporali di settembre ebbero spezzata l’aria calda, egli sparve per qualche giorno, e invano, ansiosa, impaziente, infelicissima, ella lo aveva atteso sera e mattina. Infine, una sera, a metà settembre, ella lo vide rientrare; dalla porta socchiusa ella spiava: non osò chiamarlo, tanto le sembrò tetro il suo volto. Ma dopo un’ora, ella non ebbe più ritegno, e andò pian piano a bussare all’appartamento di Massimo. Il servitore, senza domandare nulla, la introdusse nel salotto: ivi, dietro la scrivania, sotto il gran paralume di seta rossa