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370 | Sogno di una notte d'estate |
Affettava una calma che non aveva: capiva che la crisi non finiva lì e soffriva per sè e per lei, immensamente. Ma le sue burrasche passate gli davano la forza di combattere ancora. La fanciulla taceva e pensava, quasi che nulla più le restasse da dire: anzi si alzò, come per andarsene. Ma arrivò sino al balcone chiuso e appoggiò ai vetri la fronte febbricitante. Stette qualche tempo così. Poi, ritornò. Pareva tranquillizzata. Ma si passava ogni tanto la mano sulla fronte, con un gesto che faceva pena.
Si sedette di nuovo. Massimo la guardava, con una certa ansietà. No, tutto non era ancora finito....
— E.... ve ne andate? — chiese ella, cercando di rafforzare la propria voce.
— Sì.
— Quando?
— Domani mattina: o anche stasera.... meglio stasera.
— Infatti.... meglio stasera — rispose lei, monotonamente. — E.... non mi avreste salutata?
— Vi scrivevo....