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La grande fiamma 79


accorre tutta Venezia e vengono italiani da tutte le parti, e anche stranieri, tanta è la gaiezza estiva di quel ritrovo. Ma nulla è più stranamente malinconico della città di svernatura al mese di agosto, e delle spiaggie di bagni quando l’estate è fuggita via, da tempo. I viali dell’isola erano deserti e il piccolo tramvai andava e veniva, pian piano, vuoto, tanto per fare le sue corse di quel giorno. Lo stabilimento aveva tutte le porte dei suoi camerini aperte; alcune sbattevano contro le pareti, per il vento forte del mare, le onde schiumavano rabbiose contro i pali, frangendosi. Nel grande salone-terrazza, non un’anima; solo il custode sonnecchiava nel suo casotto, malgrado il cattivo tempo. Grazia e Ferrante andarono ad appoggiarsi alla ringhiera, guardando quel grande mare burrascoso che li aspergeva di minute stille gelide. A un tratto una voce amica li riscosse dalla triste contemplazione: un altro solitario era, colà, un amico di entrambi, un gentiluomo meridionale, cuore profondo sotto apparenze un po’ leggiere, un po’ scettiche. Era il