Pagina:Serao - Leggende napoletane, Roma, Perino, 1895.djvu/110

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106 leggende napoletane

tenne preparata una caldaia di acqua bollente dove rovesciò i cannelli di pasta: intanto che cuocevano, ella grattugiò una grande quantità di quel dolce formaggio che ha nome da Parma e si fabbrica in Lodi. Cotta a punto la pasta, la separò dall’acqua ed in bacile di maiolica la condì mano mano con una cucchiaiata di formaggio ed un cucchiaio di salsa. Così fu la vivanda famosa che andò innanzi al grande Federigo, il quale ne rimase meravigliato e compiaciuto; e chiamata a sè la Jovannella di Canzio, le chiese come avesse potuto immaginare un connubio così armonioso e stupendo. La rea femmina disse che ne aveva avuto rivelazione in sogno, da un angelo: il gran re volle che il suo cuoco apprendesse la ricetta e donò alla Jovannella cento monete d’oro dicendo che era molto da ricompensarsi colei che per una così grande parte aveva concorso alla felicità dell’uomo. Ma non fu questa solamente la fortuna di Jovannella, poichè ogni conte ed ogni dignitario volle avere la ricetta e