Pagina:Serao - Leggende napoletane, Roma, Perino, 1895.djvu/130

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126 Donnalbina,


E le invocazioni si moltiplicano; essa stende le braccia alla immagine sacra e torna a chiedere la morte. La fronte ardente si curva sino al suolo, le labbra baciano il marmo, tutto il corpo si torce nella disperazione.

Ad un tratto un singhiozzo interrompe il silenzio. Chi piange presso di lei? È forse l’eco del suo dolore? È forse la sua ombra, quest’altra fanciulla vestita di bianco che piange e prega in un angolo! Sì, è l’eco del suo dolore, è la sua ombra che si desola; è Albina. Donna Romita fugge, fugge invasa dal terrore e dalla vergogna, lasciando nell’oratorio un amore ed una sciagura simile alla sua.

In quell’ora medesima, nella vasta camera da letto, sola, seduta presso il tavolo di quercia, veglia Donna Regina. Sta immobile, non prega, non piange, non trasalisce. Tutto il volto pare scolpito nel granito, solo ardono gli occhi di un fuoco consumatore. Passano le ore sul suo capo altero, passano le ore sul suo cuore stra-