Pagina:Serao - Leggende napoletane, Roma, Perino, 1895.djvu/161

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il diavolo di mergellina 157

ha amato evochi tutti, tutti i suoi ricordi di amore, riviva in quel passato pieno di una gioia e di un dolore che non hanno l’eguale, palpiti, s’agiti, abbia la convulsione ed il delirio di quell’amore e saprà di Diomede Carafa. Le storie d’amore non si raccontano, non si descrivono che miseramente: l’arte istessa, la divina arte che tutto scopre, tutto rivela, non può che dare una sola e fuggevole immaginazione del proteiforme amore.

Breve stagione. Se durasse, il cuore morirebbe nella esagerazione di un sentimento che è la follia. A poco a poco, con gradazioni impercettibili, madonna Isabella fu meno felice, meno innamorata; il sorriso fu più scarso sulla bocca, le braccia più fiacche nell’abbraccio, le labbra più gelide nel bacio, il palpito meno frequente nell’arrivo e nel distacco. Diomede Carafa, cieco, pazzo d’amore, non vedeva, non comprendeva. Madonna Isabella discendeva